TACCUINO #7

Siamo parte del cinque per cento del vuoto dal nulla

Chi è il vero carnefice dell’umanità?

Non il colpevole, ma il guasto: l’essere privo di coerenza ontologica, che agisce per deficienza strutturale. Questo è un grido, non un saggio.

Abstract
In questo settimo, esploriamo la figura del criminale massimo come manifestazione estrema della disgregazione culturale della nostra epoca. In un mondo che si alimenta del tramonto dei suoi stessi valori, ci interroghiamo su chi davvero comprenda e affronti il disagio esistenziale generato dal crepuscolo occidentale. La nostra analisi si concentra su una realtà dominata da personalità narcisistiche e perverse, in cui il carnefice sociale agisce non solo per una carenza di controllo, ma per una mancanza strutturale di quelle facoltà superiori che dovrebbero guidare lo sviluppo umano. Ci addentriamo in una riflessione su fenomeno ed essenza, su cosa dell’essere si possa percepire e comprendere, sollevando il problema del linguaggio come strumento convenzionale e inadeguato. La parola, sacralizzata e travisata dai meccanismi manipolativi del potere e della scienza vuota, sembra svuotarsi del significato autentico, lasciandoci in una condizione di continua e alienante ambiguità. Riconosciamo la centralità dell’esperienza diretta del dolore e del trauma, vissuto nelle carni e nella psiche, e osserviamo come il cosiddetto male radicale si manifesti nelle vite delle vittime, intrappolate in un gioco di dominio e abusi. In questo quadro di decadenza, analizziamo l'indifferenza contemporanea verso la sofferenza altrui e la progressiva perdita di valori, che lascia l’uomo comune privo di indignazione. Concludiamo domandandoci se, in un’epoca in cui l’uomo liquido è ridotto a un essere domesticato e senza storia, vi sia ancora spazio per un’autentica comprensione dell’essenza, o se siamo ormai inghiottiti dal nichilismo e dall’incapacità di cogliere il senso profondo del nostro essere.

7.0 Criminale massimo dell’umanità

Nel disarmante declino che si beffeggia dell'idolatra, chi si preoccupa? Chi dimostra cura? Nel cibarci del tramonto della condizione occidentale chi, appreso dell'altro da sé, entra nella comprensione dell'abisso del disagio, appercependolo? Seguito qui l'eviscerazione dell'osservazione partecipativa del fenomeno che io definisco criminale massimo dell'umanità e ancor più sulla riduzione, per cogliere, in linea con la natura del mondo dell'essere limitato, mi esprimo con errore; il che mi auguro chiarifichi le manifestazioni indotte che spingono al muover studio e ricerca sulla sovrapposizione ontologia / epistemologia. Come indagare il noumeno? Cosa astrarre del fenomeno? In materia psicopatologia, prescindendo ignoranza delle folle che ben va qui sacralizzata per intenderci, e inibendo l'intento della scienza vuota nata per favorire il getto sociale in tutela dei poteri cosiddetti forti creati a dominio delle manifeste pulsive frustrazioni, dobbiamo considerare l’essere, la materia, l’essenza, ovvero la sostanza. Non dobbiamo considerare la forma, anche se giungiamo a valutare e giudicare il sinolo. Se non capiamo il nucleo di ciò che non è predicato di un sostrato, ma di esso vien predicato tutto il resto, non cogliamo il problema. E non possiamo dimostrare l’insufficienza - e quindi il mancato sviluppo - da un punto di vista anatomico e psichico. Il mio concentrarmi sulla potenza e sull’atto mi porta a chiarire il concretizzarsi del pericolo dimostrato dalla personalità cosiddetta convenzionalmente narcisista. 
 
Assumendo l’esistenza di ciò che di suo è inconoscibile, ovvero la materia, l’analisi che dimostra l’ipotesi secondo sperimentazione (intellezione, osservazione, presa, calcolo, pensiero, studio, ricerca, memorie) vive della comprensione della piena realizzazione, ovvero del fare esperienza attraverso la conoscenza di quel che diviene ciò che è. Voglio percorrere la via attraverso la quale ipotizzerò che l’ente cosiddetto narcisista maligno perverso, ma qui, si badi, mi riferisco al carnefice di specie - per qualunque etichetta si voglia attribuire -, non ha scampo nell’attuazione di determinate e predeterminate azioni violente, in quanto privo di facoltà superiori - o ordinarie - che si formano in sviluppo sulla base di un concepimento corretto e controllo, per volontà di potenza, secondo misura. Desidero evidenziare quanto il patrimonio genetico sia fondamentale per garantire una “macchina funzionante” e quanto, invece, le problematiche comportamentali e i cosiddetti disturbi di personalità siano irrimediabilmente e strutturalmente cosa dell’essere nel caso di una “macchina non funzionante”. Non posso non considerare il cosiddetto Dáimōn, o Genius, o Jinn, o Dharma, il principio dirigente, che spinge l’uomo al divenire quel che per destino è. Ma considero ciò che risulta in aria e sangue, per individuo, prescindendo dalla filosofica Ananke, dalla mòira. 

 

Citando Freud, 
 
«...anche quando mi sono allontanato dall'osservazione ho sempre evitato con cura di accostarmi alla filosofia [...] copia sbiadita della religione nel tentativo di dare significato all'esistenza...». 

Tendo a utilizzare la filosofia come strumento e considero che lo stesso signor Sigismund abbia filosofato; questo intendo leggendo gli scritti, riportati quanto sue produzioni. Per quel che riguarda la bocca del lupo, solo entrandoci si possono vedere la potenza e i sintomi, sentendo pienamente i pericoli. 

 

Riprendendo... 
 
Questo non può che portarci a pensare che supposte psicopatologie siano studi e ricerche di definizioni, più che altro, anziché seria realizzazione sperimentale di ciò che l’uomo è e di ciò che l’uomo fa. 

 

7.1 Il problema linguistica e linguaggio

Qui si pone necessario uno studio linguistico al fine di assumere conoscenze sulle origini consonantiche utili agli itineranti popoli protoindoeuropei, cosiddetti, per come una storia raccontata riporta “saperi”. Possiamo qui considerare una derivazione nordica. Il legame tra la prima espressione di significato e gli attributi di proprietà dell’essere è tautologia. 
 
Tuttavia sostengo sia bene tener ben presente che siamo parlati da un linguaggio convenzionale che poco o forse nulla ha ritorno di ciò che un oggetto o un soggetto è quando astraiamo per intendimento. Ciò nonostante assumo le terminologie scientifiche come mera successione dei fenomeni e nuovo linguaggio utile a categorizzare quel che nella sostanza discuto. Occupandomi anche di scienza, e proprio per questo, trovo tuttavia sia utile smontare i meccanismi classici e disfarsi degli strumenti, una volta intesi e conosciuti, poiché si cade irrimediabilmente nel sostenere conclusioni che sono specchio delle ipotesi formulate per raggiungere il fine. Si badi però, per poter abbandonare strumenti e saputo occorre conoscere e far propri gli usi: se non si trovano parole all’interno di una relazione si declina sempre più in ciò che è proprio dell’animale non umano, cosiddetto. Basti pensare all'incapacità di linguaggio e al fallimento delle relazioni in un tempo nel quale pare non si faccia che discutere di comunicazione, impacchettata ed offerta attraverso chimeriche agenzie pubblicitarie, manipolative cellule di un organismo contraffatto che riversa cinabro di forma organica illudendo sia oro. 
 
Antifonte di Atene, sempre sia esistito, così come riportato da Plutarco, sempre sia esistito, si rammaricherebbe se sapesse che il suo tentativo di curare la psiche con la parola rovina attraverso la storia, assumendo ruolo in essenza di eroe claudicante in chi compie sforzi continui verso intendimento interrelazionale e sorda stupidità in chi non capisce fonemici sintagmi. 

 

7.2 Ecce Homo

Il nuovo essere vivente domesticato e ammaestrato dalla tecnica e manchevole di storicità e intendimento secondo natura delle cose. Il debole mostro perverso maniaco parafilico narciso rompe la struttura primordiale per privazione di completezza pulsativa misurata e ingannevole superiorità di potenza di volontà. Questo mi fa pensare che vi sono supposti e indagati limiti che io ben ho osservato, che si traducono in assenza di consapevolezza al mondo, al tempo, allo spazio, in perpetua fusione al tramonto per decadimento culturale. Per scrivere meglio e più semplicemente aiutare a capire intendo il principio dirigente individuale in sé psicopatologico o non psicopatologico, sempre sulla via di utilizzo d tecnicismi, ma alludendo al sottoconcetto, o questo o quello, e questo e quello, modulato dall'influenza sociale, che collide spietatamente. Si ponga attenzione sull’aspetto cellulare, nulla di metafisico così inteso per matrice cristiana. 
 
L’essere parlante è cellule in forma. 
 
Non si vada oltre, se non con pensieri fantasiosi possibili, che minano maldestramente aspetti concreti di un materialismo puro per creazione e generazione. 

 

7.3 Esperienza

E cosa più di un’esperienza della propria esistenza farebbe dubitare la vittima di aver vissuto sotto il peso di abusi perpetrati, del sentire i morsi sulle carni sino al sangue per gustare un gioco perverso, delle confessioni di ripetuti tradimenti, dell’ostacolo alla felicità e alla vita, della minaccia armata, della garanzia di lividi corporei causati da percosse ripetute, del suono muto dei silenzi punitivi a ogni richiesta di aiuto, dello stabilire un sadico massacro psicologico, del provocar traumi con la consapevolezza di ferire, dei danni emotivi, degli incubi compagni di tristi notti? Cos’altro dovrebbe essere sperimentato per giungere a conclusione? Cosa dovrebbe far dubitare di un corpo umiliato e barbaramente giocato per perverso gaudio dalla personalità più subdolamente inverosimilmente cattiva? Cosa, se non il concreto visto e sentito attraverso i sensi? E ancora, cosa che il corpo e la mente non possano dubitare interrogandosi sul sentito? Cosa, partecipante del corpo e dell'organismo, nuove abitudini mosse da scelte personali dovute dovrebbero far dubitare la vittima sulla pericolosità dell’abuso sessuale e del danno trasferito non solo sul sentir avversioni che muovono al rifiuto, ma rifuggono e lottano intrapersonalmente contro il vivido ricordo. 
L’esperienza è e deve essere utile per esercitare estrema delicatezza di linguaggio, comportamento, atteggiamento, tatto, nei confronti di chi vive scandalosi avvenimenti. Si rende necessario muoversi sempre più alla tutela di chi ha visto qualcosa di orribile. Aborrir aberrazioni che mostrano scellerata crudeltà soffrono l'indifferenza contemporanea. 

 

7.4 La morte dei valori e la morte dei disvalori

L’attuale esperire impoverimento culturale e il cibarsi del tramonto del declino della società occidentale condiziona il parlante che non prova nemmeno più indignazione dinnanzi al male radicale del piccolo uomo, in un tempo problematicamente sopravvissuto alla morte dei valori e alla morte dei disvalori. 

Lo scismatico Rodiòn Romànovič Raskòl'nikov perdurerebbe nelle menti degli abusati interrogandosi sulle manifestazioni della banale malvagità, nel tentativo di risolvere il problema del male attraverso le profondità delle più classiche domande, scoprendo forse che non vi è fondo e io son poi uno solo e loro sono tutti. Il mio dubbio scientifico muove attraverso studio e ricerca al fine di tradurre barbarie in aiuto nel partecipare dello scontro tra essere e fare colpiti dall’ambiente, ovvero dal fattore esterno, dall’influenza sociale.

 

PSYKOSAPIENS